Lo Smart working grazie al #COVID19 inizia ad essere conosciuto ed usato in Italia. Sono ormai diversi giorni che che i media ne parlano assiduamente, grazie anche ad interventi di autorevoli personaggi pubblici quali Andrea Rangone CEO Digital360 intervista su RAI 1.
Lo smart working torna alla ribalta anche grazie agli interventi del governo che li ha inseriti nei due decreti di emergenza che ha emanato, il Dpcm del 23 febbraio 2020 e il Dpcm del 25 febbraio 2020, nonchè l’ultima decreto DPCM dell’1 marzo che estende a tutta la durata dello stato di emergenza la possibilità di ricorrere al lavoro agile da parte delle imprese italiane.
Il decreto infatti all’art. 4 Ulteriori misure sull’intero territorio nazionale recita:
a) la modalita’ di lavoro agile disciplinata dagli articoli da 18
a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81, puo’ essere applicata, per la
durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del
Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni
rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati
dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi
individuali ivi previsti. Gli obblighi di informativa di cui all’art.
22 della legge 22 maggio 2017, n. 81, sono assolti in via telematica
anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito
dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro;
Riusciamo quindi a comprendere come le nuove soluzioni digitali possono aiutarci nel lavoro quotidiano superando i limiti e le barriere del lavoro svolto negli uffici tradizionali. Lo Smart working non è solo una semplice condivisione di documenti in Cloud o la ricezione delle email aziendali è ben oltre, è la propria postazione di lavoro ad essere proiettata fuori dalle mura dell’azienda. Quindi abbiamo a disposizione l’intera piattaforma di comunicazioni aziendale replicata. Telefonia, documenti, sala riunioni ed addirittura la sicurezza della azienda la ritroviamo de-localizzata dove noi vogliamo.
La produttività dello Smart working non sarà più determinata dall’orario di lavoro ma dal raggiungimento degli obiettivi prefissati, spingendo ben oltre l’attuale valutazione dei lavoratori.