Tutti ne parlano, molti lo praticano (soprattutto dall’inizio della pandemia), ma alcuni si pongono ancora la stessa domanda: «che cos’è lo smart working?».
Per capire meglio di cosa si tratti, occorre partire dalla definizione data dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:
“Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e da un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi.”
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Già da questa descrizione è possibile comprendere più chiaramente cos’è lo smart working: non si tratta di una tipologia di contratto, ma di una modalità di svolgimento del lavoro dipendente. In altre parole, è un’evoluzione del vecchio telelavoro.
Messa in questi termini, si potrebbe pensare che quindi non ci sia nulla di speciale, o di nuovo, nello smart working, ma non è così.
Infatti, si differenzia dal tradizionale telelavoro per l’assenza di vincoli negli orari di lavoro e per un orientamento ai risultati.
Proprio la definizione data dal Ministero specifica che lo smart working non consiste semplicemente nello svolgere a casa ciò che normalmente si esegue in ufficio (poiché, come detto, in tal caso si parla di “telelavoro”), ma nell’utilizzo di un approccio organizzativo completamente differente da quello a cui siamo normalmente abituati.
Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che dobbiamo soffermarci per comprendere meglio cos’è lo smart working e cosa si intende in particolare con il termine “smart”.

Organizzazione del lavoro smart
La vera differenza tra il telelavoro e lo smart working, come detto, non risiede tanto nella libertà offerta in termini di orari e di postazione di lavoro, quanto più nel diverso approccio del singolo dipendente e nella differente organizzazione a livello aziendale.
Infatti, i punti fermi dello smart working, a differenza del lavoro tradizionale, non sono più gli orari e gli spazi aziendali, ma gli obiettivi e i risultati. Non è importante quando e dove si trovi una persona mentre esegue il suo compito, ma solo che questi porti a termine l’incarico entro i termini stabiliti.
Anche se può non sembrare molto, si tratta di una grande differenza rispetto al tipo di impiego cui molti sono da tempo abituati, caratterizzato dalle tipiche 6-8 ore in ufficio trascorse spesso senza realmente produrre valore, ma restando comunque vincolati a trovarsi in un determinato posto e non altrove.
Un lavoratore “agile”, invece, è padrone del proprio tempo e del proprio lavoro.
Lo smart working permette al lavoratore di organizzarsi nel modo che ritiene più adatto alle sue necessità, con l’unico vincolo di raggiungere un determinato output al termine di un certo lasso di tempo.
L’orizzonte temporale può essere più o meno ampio (dal singolo giorno a interi mesi, a seconda dei casi), così come può variare la frequenza del lavoro in modalità “smart” (dalla mezza giornata a giorni specifici, fino addirittura alla totalità del tempo).
Riassumendo, può cambiare il luogo di lavoro e le ore di impiego, ma non cambia la produttività.
Anzi, molto spesso uno smart working sano porta a un aumento della produttività, anche a fronte di un minor tempo di lavoro o comunque di un maggior benessere per il lavoratore.
Infatti, non è raro che le imprese predispongano delle aree aziendali accessibili a tutti e prive di postazioni definite per favorire la collaborazione tra i dipendenti o che alcuni professionisti decidano di lavorare, invece che da soli in casa, anche assieme ad altri colleghi nei bar o in altri locali pubblici. Un ambiente di lavoro confortevole e una collaborazione informale sono elementi chiave per aumentare la creatività e il coinvolgimento delle persone, con un ottimo impatto sul loro rendimento.
È bene ricordare, infatti, che l’assenza di vincoli orari e spaziali non significa necessariamente svolgere il proprio lavoro da casa, ma può significare anche lavorare in spazi appositamente predisposti dalle aziende che però si allontanano dalla classica idea di “ufficio”.

Perché provarlo?
Lo smart working rappresenta la naturale evoluzione del lavoro in un contesto sempre meno caratterizzato dalla necessità di orari rigidi e della presenza in ufficio, oltre che da mansioni con orizzonti temporali sempre più ampi. Infatti, le tipiche 6-8 ore di lavoro presso la sede aziendale sono un retaggio dei tempi in cui si lavorava nelle fabbriche e si svolgevano compiti solitamente ripetitivi e non ripetibili altrove.
Il mondo, però, è cambiato molto da allora e con esso anche le abitudini dell’uomo. In molti ambiti, ormai, il progresso tecnologico ha cambiato completamente il modo di lavorare delle persone e, allo stesso modo, occorre un cambiamento nelle modalità di esecuzione dello stesso da un punto di vista organizzativo, ma anche ideologico.
Viviamo nell’epoca di Internet e del cloud, non ci rechiamo più nei negozi, nelle banche o nei cinema.
Ormai possiamo fare tutto (o quasi) dai nostri smartphone o dai nostri computer, in qualunque momento e ovunque ci troviamo. E possiamo apprezzarne tutti la grande comodità, quotidianamente.Perché, allora, non fare altrettanto con il lavoro?
Ora che sai cos’è lo smart working, scopri come OpenSolution può aiutarti a implementarlo efficacemente nella tua attività.